Vino rosso emiliano-romagnolo

Ci sono regioni talmente ampie e talmente ricche dal punto di vista culturale, da contenere al loro interno addirittura due o più “sotto-regioni”. E' il caso, ad esempio, dell'Emilia Romagna, la porta d'ingresso per accedere alla parte più alta e più ampia dello stivale, quella situata a nord della Pianura Padana. Per le differenze che intercorrono tra le varie zona, sia dal punto di vista geografico, che culturale e gastronomico, si è soliti parlare di Emilia e di Romagna, come di due entità relativamente separate. Stiamo parlando di una delle regioni più antiche ed importanti d'Italia, che nel corso della storia ha offerto riparo ad alcuni tra i popoli più famosi che hanno popolato la nostra penisola. Se l'Italia è conosciuta a livello internazionale come la nazione europea dove si mangia meglio, il merito è anche del contributo offerto dalle tradizioni emiliane. Quella regionale è una delle salumerie più ricche e gustose d'Italia, ... continua

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      prosegui ... , e lo stesso discorso vale per l'ambito dei formaggi e della pasta. La conosciamo come Mortadella, ma anche come “Bologna”, in omaggio alla città che gli ha dato l'origine. Sono note come “Emiliane”, le fettuccine da condire con il classico ragù; è conosciuto come Crudo di Parma il prosciutto più celebre del Mondo, e come Parmigiano Reggiano il formaggio. Prodotti eccellenti, che da decenni rappresentano vere e proprie attrazioni turistiche, e che non possono non essere innaffiati da vini meno spettacolari. L'enologia emiliano è meno famosa ed apprezzata rispetto alla cucina, ma a ben vedere non è meno interessante e ricca di sorprese. Sono ben venti le etichette regionali insignite del marchio DOC, di cui una è di origine controllata garantita. Il novero dei vini rossi prodotti entro in Romagna può avere inizio da un prodotto semplice ed apprezzato: la Cagnina di Romagna, un vino originario del ravennate, caratterizzato da un colore rosso violaceo, da un odore tipicamente vinoso e da un sapore dolce: viene ottenuto per la quasi totalità mediante la lavorazione di uve Refosco terrano, ed è perfetto per accompagnare i desserts. Ebbene sì: una delle caratteristiche care alla maggior parte dei vini regionali è la dolcezza. Non a caso, nell'immaginario collettivo il vino emiliano per eccellenza è il Lambrusco, confezionato negli appositi fiaschi caratteristici, e contraddistinto da bellissime bollicine. A onor del vero, se si tira in ballo il Lambrusco, si lascia per un momento il campo dei rossi, per accedere a quello dei rosati, di certo non meno ricco e vario. Il Lambrusco è un vino originario della provincia di Modena e prodotto in differenti varietà, tra cui la più famosa è senza dubbio quella dolce. Si tratta di un vino vivace, caratterizzato da un colore rosso rubino e da note violacee, oltre che da un profumo decisamente inebriante. Ha buon corpo, è fresco, sapido e armonico, si adatta ad accompagnare un pasto tipicamente romagnolo e viene prodotto quasi esclusivamente con uve Lambrusco Grasparossa. Lo si può trovare anche secco, demi-sec, abboccato o amabile, ma il Lambrusco autentico (oltre che quello più amato) è sicuramente dolce e sempre compreso entro i 10,5 gradi di alcolicità. Viene prodotto, come abbiamo già visto, in provincia di Modena, ma anche nel Reggiano, dove assume la denominazione di Lambrusco salamino ed un odore ancora più strutturato.

      Di sicuro non meno complesso ed articolato è il novero dei vini rossi classici ed asciutti, che possiamo inaugurare soffermandoci sul “Colli di Faenza Rosso”, prodotto nel faentino ed a cavallo tra le province di Ravenna e Forlì. Presenta un colore rosso rubino molto intenso, che tende a diventare granato con il procedere dell'invecchiamento (va da un minimo di sei obbligatori ad un massimo di 4 anni), un odore etereo e piacevolmente erbaceo, ed un sapore tannico al punto giusto. Rimaniamo sempre sui colli, ma raggiungiamo la zona della Repubblica di San Marino, parlando del vino rosso Colli d'Imola, uno dei vini fermi più buoni prodotti entro i confini regionali. Ha uno splendido colore rubino intenso, che diventa granato con il procedere dell'invecchiamento (mai superiore ai 3 anni), ed un odore forte e persistente. E' un vino a tutto pasto prodotto in diverse varianti: ci sono il Colli d'Imola rosso riserva (il migliore), il Colli d'Imola Sangiovese, prodotto con predominante utilizzo di uve Sangiovese, il Colli d'Imola Barbera frizzante e il Colli d'Imola cabernet sauvingon, così denominati in omaggio al vitigno presente in maggiore quantità. Chi adora i vini di questa zona ma ha una predilezione per i calici novelli, infine, può godere della bontà offerta dal vino rosso Colli d'Imola rosso novello, cui gradazione alcolica difficilmente supera gli 11 gradi. Nella variante novello esiste anche il vino rosso romagnolo per eccellenza, oltre che quello più famoso a livello internazionale, coltivato in maniera intensiva in questa regione, ma in generale in tutta Italia: il Sangiovese.E' conosciuto anche come “Sangue di Giove” e da considerare senza ombra di dubbio il vino rosso più famoso della regione Emilia-Romagna. Si tratta di un'etichetta DOC la cui produzione è consentita dalla legge soltanto nelle province di Bologna, Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena. In fase di produzione, le sue uve vengono vinificate in purezza, o con la leggerissima aggiunta (al massimo del 15%) di uve a bacca rossa della stessa zona. Passiamo subito ad un esame delle caratteristiche organolettiche: alla vista il Sangiovese di Romagna si presenta di un colore rosso rubino con orli violacei; la viola ritorna anche nel profumo intenso, ammaliante e tipicamente vinoso di questa specialità, che in bocca è secca, armonica e tannica al punto giusto, talvolta arricchita da un lieve retrogusto amarognolo. Il Sangiovese di Romagna è per antonomasia il vino che innaffia i piatti più cari e rappresentativi della cucina regionale, ma è un vino a tutto pasto, che dà il meglio di sé sui farinacei e sulle carni rosse speziate. E' la bevanda ideale per primi a base di pasta sfoglia tirata a mano, oppure per secondi a base di carne arrostita o grigliata, ma si sposa in maniera impeccabile anche con i gustosissimi salumi che rappresentano il fiore all'occhiello della gastronomia locale: coppa, mortadella, culatello, salame felino. Viceversa, se apprezzate maggiormente il vino novello, ed avete a disposizione una buona bottiglia di Sangiovese di Romagna novello, non vi resta che procurarvi delle castagne o, ancora meglio, godervi un bel piatto di tortelli ripieni di purea di castagne e miele: da leccarsi i baffi. Nasce da un vitigno celebre, coltivato in tutta Italia dall'Emilia alla Campania ed entra nella composizione di centinaia di vini italiani: dal Chianti al Montefalco rosso, passando per il Montepulciano e il Morellino di Scansano, e divenuto particolarmente celebre, oltre che in Emilia, anche in Toscana. Per quanto concerne la storia di questo vitigno, non la conosciamo nei dettagli, ma è certo che le origini di questi splendidi grappoli risalgono al XVI secolo. Neppure sull'etimologia del nome abbiamo notizie e dati precisi: alcuni sostengono provenga da “Sangiovannese”, in quanto originario di San Giovanni in Valdarno, mentre altri sono concordi nel ritenere le radici del nome legate all'appellativo di “Sangue di Giove”. Data la notevole varietà di vini in cui fanno capolino le uve Sangiovese, utilizzare questa denominazione per fare riferimento ad un unico prodotto, fuorvia dalla realtà. In Toscana, infatti, abbiamo già due famiglie diverse di Sangiovese: il Sangiovese Grosso e quello Piccolo. La prima famiglia contiene, tra gli altri, il celebre Brunello di Montalcino, mentre la seconda comprende gran parte degli altri vini regionali, incluso il Chianti. Insomma è quantomeno complicato azzardare una descrizione assoluta e completa dei prodotti ricavabili dai frutti del vitigno Sangiovese, ma di certo, dopo aver osservato da vicino lo spettacolo gastronomico che produce in Emilia Romagna, non possiamo che sottolineare che nella zona di Montalcino questi frutti danno vita ad uno dei vini rossi migliori al mondo per corpo, struttura e resistenza all'invecchiamento. Tantomeno possiamo trascurare che stiamo parlando di un vino non internazionale, ma intercontinentale, dal momento che a partire dall'ultimo decennio è divenuto sempre meno insolito ammirarlo sulle tavole della California.

      La descrizione realizzata fino a questo punto delle ricchezze rintracciabili entro i confini della regione Emilia non possono che convincerci di avere a che fare con una terra straordinaria. Abbiamo visto da vicino, allontanandoci anche dalla Romagna, quanto famoso ed apprezzato sia il Sangiovese, ma non possiamo, in questa sede, non menzionare gli altri vitigni coltivati in regione, da cui vedono la luce calici meno celebri ma non meno interessanti. E' il caso del Barbarossa, della Syah, del Merlot, del Malbech, ma anche della Barbera (originaria del Piemonte), del Refosco toscano, dell'Ancellotta e dell'Aleatico. Tutt'altro che pochi sono anche gli itinerari enogastronomici su cui è possibile avventurarsi, sia in territorio emiliano, che romagnolo. Se vi trovate sui Colli piacentini, al confine con la Lombardia, ad esempio, potete varcare la soglia della Cantina Malvicini, che da anni è specializzata nella coltivazione e nella produzione di malvasia, gutturnio, bonarda, chardonnay, in vendita sia al dettaglio che in damigiana. A Castrocaro Terme, gestita da sole donne, sorge la Cantina Marta Valpiani, dove oltre a dell'ottimo vino, potrete toccare con mano tutto il meglio di ciò che la terra offre a chi vive questa splendida regione. Nella Val Trebbiola, a Rivergaro, in provincia di Piacenza, è aperta infine un'azienda antichissima, conosciuta come La Stoppa ed estesa su 52 ettari di terreno, in un ambiente di stile medievale.