Vino rosso calabria

Raggiungendo le vette più alte dei suoi massicci montuosi, si possono ammirare paesaggi mozzafiato, che dalle coste più vicine arrivano fino a quelle della regione Sicilia, di gran lunga più a sud. Siamo in Calabria, dove la varietà degli ambienti e del territorio, procede di pari passo con la ricchezza di tradizioni enogastronomiche radicate nel tempo ed ancora oggi considerate il fiore all'occhiello di una delle culture meridionali più storiche ed affascinanti. Animata da un bagaglio ricchissimo, che non può non contenere piatti e vini d'autore, rossi, bianchi e rosati. Sono dodici in tutto le etichette di origine controllata, elenco comprendente, tra gli altri, nomi di bottiglie famose e stimate a livello internazionale, quali il Cirò rosso riserva e il Bivongi. La nostra rassegna dei migliori vini rossi calabresi avrà inizio proprio da queste due denominazioni. I calici di Cirò rosso sono da considerare probabilmente quelli più diffuso in ambito regionale: malgrado la legge ne regolamenti la produzione esclusivamente entro i confini dei comuni di Cirò Marina, ... continua

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      prosegui ... , Melissa, Crucoli, lungo la costa jonica, basta poco per rendersi conto che questo vino va per la maggiore tra le varie province calabresi. Stiamo parlando di un vino che si presenta di colore rosso rubino intenso e tendente al violaceo con il trascorrere dell'invecchiamento; all'olfatto è forte e persistente, gradevole e non privo di note fruttate, mentre in bocca è decisamente sapido, caldo e corposo. In genere, l'affinamento di questo vino – cui gradazione alcolica non supera mai gli 11 gradi – dura fino all'1 giugno dell'anno successivo alla vendemmia. Prima di servirlo in ampi calici, è consigliabile lasciarlo decantare per qualche minuto in appositi recipienti, onde consentirgli l'ossigenazione ideale. La temperatura perfetta per sorbirlo è compresa tra i 15 e i 17 gradi, l'abbinamento irrinunciabile prevede il capretto farcito, un secondo pasquale tipicamente calabrese, ma lo si può provare anche sui grandi arrosti di carni rosse e selvaggina, nonché sui formaggi a pasta dura. Il Cirò rosso viene ottenuto in seguito alla lavorazione delle uve Gaglioppo, un vitigno a bacca scura estremamente comune nel Meridione d'Italia, e commercializzato ad un prezzo che oscilla tra i 4 e i 15 euro, a seconda della bottiglia e dell'anno di imbottigliamento. Qualora vi capitasse di entrare in una enoteca ben fornita, oppure di visitare un negozio di prodotti tipici calabresi, oltre al Cirò rosso classico e a quello superiore, potrebbe capitarvi di imbattervi nel Cirò rosso riserva, che conserva gran parte delle proprietà organolettiche fin qui analizzate, ma si distingue dal Cirò classico per il colore più acceso, per il periodo d'invecchiamento, che in questo caso può durare fino ad un massimo di quattro anni e, naturalmente, per la gradazione alcolica, che può arrivare a 14 unità. Avendolo tirato in ballo, non possiamo non soffermarci a parlarne per qualche minuto, perché il Gaglioppo è un vero e proprio vitigno “tutto-fare”, soprattutto in Calabria, dove consente di vedere la luce a decine di vini rossi: dal sopraccitato Cirò a tanti altri, in percentuali minori: è il caso del Bivongi, del Donnici Rosso, del Verbicaro, del Lamezia e del Pollino. Sulle origini di questo vitigno non si hanno molte notizie precise, ma è ipotizzabile che si tratti di uve di provenienza greca, diffusosi in epoca antica soprattutto nelle province calabresi di Cosenza e Catanzaro, mentre in altre regioni del Sud e del Centro Italia (Puglia, Umbria e Marche) è conosciuto con sinonimi differenti, quali Galoppo, Gaioppo, Gaglioppo Nero, Gaglioppa Nera, Magliocco e Mantonico Nero. Dal punto di vista fisico, queste viti presentano foglie medie e di forma pentagonale; il grappolo è piramidale o conico, di medie dimensioni, compatto ma con una o due ali. Abbastanza consistente è anche la buccia, decisamente pruinosa e di colore nero-rossastro. Una caratteristica peculiare di questo vitigno è la predilezione per forme di allevamento poco espanse e potatura corta, mentre le malattie a cui va maggiormente soggetta sono la peronospora e l'oidio. Novello, superiore o riserva, il Bivongi è un altro vino rosso molto conosciuto ed apprezzato a livello regionale. Viene prodotto in una zona differente dal Cirò: ci troviamo adesso, infatti, entro i confini delle province di Reggio Calabria e Catanzaro (la roccaforte assoluta di questa produzione è sicuramente il comune di Guardavalle, nel catanzarese). E' un vino fermo, che all'esame visivo si presenta di un bel colore rosso rubino, tendente all'assunzione di note granato con il procedere dell'invecchiamento; ha un odore tipico, gradevole e persistente, tuttavia povero di note fruttate. In bocca è asciutto, sapido, giustamente tannico e tendente al vellutato di pari passo con l'incalzare dell'invecchiamento. La fase di affinamento non deve durare più di 2 anni, e al termine di questo periodo il vino avrà raggiunto gli 11 gradi di gradazione alcolica che lo caratterizzano. E' importante notare che non stiamo parlando di un vino qualunque, bensì di un vero e proprio “unicum” nel panorama enogastronomico calabrese, e per comprenderlo basta soffermarsi sugli abbinamenti possibili. Il Bivongi rosso è un vino perfetto per innaffiare piatti tipici della tradizione calabra, piccanti e non, ma gli esperti di cucina lo reputano la bevanda ideale per accompagnare la trippa alla napoletana, pietanza di tradizione povera ma molto gustosa, piuttosto che minestre regionali e formaggi semiduri. Per quanto concerne la vinificazione, l'ottenimento di questo vino prevede l'utilizzo, oltre al già menzionato Gaglioppo, di uve Aglianico – estremamente comuni nel Sud Italia – ed altri vitigni a bacca scura calabresi. Rimaniamo nella parte meridionale della Calabria, per prendere in esame un altro vino rosso regionale di caratura elevata, e annoverabile tra le migliori specialità calabresi. Oltre che per ospitare un importante aeroporto ed uno snodo commerciale fondamentale a livello regionale, la città di Lamezia Terme è conosciuta anche per dare i natali, e la denominazione, ad un vino rosso eccezionale: il Lamezia rosso, appunto. Stiamo parlando di un vino particolare, a partire dal colore, che a differenza di quello di altri vini di questa terra, è cerasuolo e tende a rimanere tale con il procedere dell'invecchiamento. Tra quelli finora menzionati, il Lamezia Rosso è il vino più fruttato: vanta un odore estremamente gradevole e tipicamente vinoso, mentre al sapore si presenta morbido ma dotato di buon corpo. La gradazione alcolica difficilmente supera i 12 gradi, mentre in fase di vinificazione, le uve utilizzate sono molteplici. Si va dal Nerello mascalese alla Marsigliana, all'Aglianico, al Gaglioppo, ad altri vitigni a bacca scura poco conosciuti, presenti in percentuali minori. Per quanto concerne gli abbinamenti, il Lamezia rosso si presta di buona lena ad innaffiare primi tradizionali, quali pasta e fave, oppure pasta con pomodori secchi e frutti di mare. Tanti sono concordi, inoltre, nel reputarlo perfetto in abbinamento alle linguine al pomodoro e ai formaggi semiduri. Le caratteristiche analizzate fino a questo punto sono relative alle bottiglie di Lamezia rosso classico, ma è interessante notare che questo vino viene prodotto anche in altre varianti: per esempio, lo troviamo in commercio novello o riserva. Nel primo caso, parliamo di un vino giovane e poco strutturato, contraddistinto da un colore cerasuolo scarsamente carico e da un profumo poco persistente. La fase di invecchiamento, come accade per la maggior parte dei vini novelli, dura infatti soltanto per i tre mesi successivi alla vendemmia. Più che accompagnare primi o secondi piatti particolari, il Lamezia rosso novello è adatto ad innaffiare minestre di legumi (fave in particolare) e castagne arrosto. La Calabria, intesa come regione nel suo insieme, tende a dare l'idea di un luogo che sì, culla secoli di produzione vinicola, ma nel quale con il passare del tempo, altre tradizioni hanno avuto la meglio su questa. E' una terra ricchissima dal punto di vista storico e culturale, dove si sono susseguiti tanti popoli, ma oggi è famosa ed apprezzata a livello internazionale più per la bellezza dei paesaggi che la caratterizzano, per la prelibatezza della sua cucina, che per la ricchezza della tradizione enologica, che pure conta – come abbiamo visto – su specialità di assoluto valore. La viticoltura in Calabria ha radici antichissime, risalenti alla primissima dominazione greca. Furono proprio questi ultimi ad avviare le prime coltivazioni rudimentali, ma soprattutto a battezzare questa terra con il nome di “Enotria”, termine in cui è impossibile non notare la radice “Oinos”, che vuol dire vino. La prima piazza dedita alla coltivazione, alla produzione e alla commercializzazione del vino fu Sibari, seguita da Locri, Crotone e Cosenza. Uno dei primi vini che vide la luce in Calabria fu il Vino di Biblina, da uve importate dalla penisola greca prima a Siracusa, poi in tutto il Sud Italia. Ancora oggi, viaggiando tra le varie città e province della regione, è possibile toccare con mano le radici storiche di un settore ricco ma poco dinamico. Da Cosenza a Lamezia, da Catanzaro a Reggio Calabria, sono numerosissime le cantine e le aziende agricole che organizzano tour enogastronomici alla scoperta delle migliori strade del vino. A Bianco (RC), in Contrada Scoglio, sorge per esempio la Tenuta Dioscuri, una delle più famose della regione, estesa su un territorio pianeggiante di oltre 14.000 ettari. Chi si trova a Verbicaro, poco distante dal confine con la Campania, può invece pensare ad una visita ai locali della Verbicaro Viti e Vini, una cantina molto antica ed impegnata da decenni nella coltivazione e nella produzione di ottimi vini.