Trebbiano d'Abruzzo

La zona vinicola

La zona vinicola che coinvolge la denominazione di origine Trebbiano d'Abruzzo include in pratica tutto il territorio regionale adatto alla coltivazione della vite, in tutte e quattro le provincie abruzzesi. La regione è prevalentemente montagnosa per più della metà del territorio con solo l'1% di pianura litoranea e il 35% di territorio collinare, dove la vite può essere coltivata con ottimi risultati. Il clima qui subisce l'influenza del massiccio dell'Appennino centrale che vede con il Gran Sasso il monte più alto dell'intera catena montuosa appenninica. L'interno ha quindi una forte connotazione continentale, dove gli gli inverni sono rigidi e nevosi, e le estati fresche, mentre il litorale subisce il classico clima mediterraneo caldo e temperato. La geologia della regione risente direttamente della formazione della catena montuosa costituita da facies di piattaforma carbonatica. Si individuano quindi facies marnose di piccolo spessore, e flysch silicoclastico dove nelle epoche quaternarie si sono aggiunti dei consistenti depositi continentali e marini molto spessi. Si parla di modelli carbonatici bahamiani che si sono sviluppati in epoche remote ai confini settentrionali della costa africana, e oggi qui in seguito alle successive aperture e chiusure del mar Mediterraneo. La caratteristica geologica principale di queste aree collinari, come di quelle montuose del resto, è la sedimentazione marina carbonatica a grana fine e quindi da strati successivi ed alterni si marne, calcari e silicio, di grande rilevanza per il nutrimento minerale delle vigne. Le successive emersioni hanno anche depositato in alcune aree elementi sabbiosi più intensi, così come travertini. Nell'epoca dell'emersione completa invece gli agenti atmosferici e torrentizi hanno dato luogo a depositi alluvionali, in particolare in prossimità della costa, dove le vigne si avvantaggiano di depositi ciottolosi ottimi per il riscaldamento delle piante in particolare di notte. L'azione dei fiumi ha fatto si che lungo i corsi d'acqua si stabilissero anche depositi ghiaiosi, ricchi di minerali e aventi le stesse funzioni dei ciottoli, mente il terreno circostante subisce un apprezzabile deposito limo-sabbioso.

Questo conformazione geologica completa della regione fa si che uve, altrove di qualità sufficiente, qui trovino vinificazioni migliori, dove gli elementi aromatici delle bucce riescono a concentrarsi in maniera migliore e a riversarsi poi nel vino.

la zona del trebbiano

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I vitigni bianchi

Per la realizzazione dei vini della denominazione di origine Trebbiano d'Abruzzo si utilizzano il Trebbiano d'Abruzzo appunto e il Trebbiano Toscano, raramente assemblati con altre uve regionali.

Il Trebbiano, o meglio la famiglia dei Trebbiani, è diffusa in Italia centrale da moltissimi secoli. Plinio descriveva qui il Vinum Trebulanum, ovvero il vino casareccio (da trebulanus aggettivo del sostantivo trebula=casale o fattoria) perché prodotto appunto a livello locale. Putroppo la citazione di Plinio non garantisce nessun riferimento al vitigno, ma solo al vino, e la presenza di un vino chiamato Trebulano perché prodotto nell'antia Trebula, l'odierna Treglia in Campania, come descritto nella De Naturali Vinorum Historia de Vinis Italiae del Bacci, farebbe presupporre a diversi vitigni.

La certezza storica della presenza del Trebbiano in Abruzzo è datata 1550, poi ripresa nel 1856 dai lavori di Raffaele Sersante. Oggi il Trebbiano, o per meglio dire la famiglia dei Trebbiani, è talmente diffusa e identificata con i singoli territori che il nome viene accompagnato sempre da un'indicazione geografica per individuarne meglio le caratteristiche dei vari cloni. Il Trebbiano d'Abruzzo in particolare veniva confuso con il Bombino Bianco, anche sull'odierno disciplinare, ma in realtà può essere associato molto più al Biancame, clone vicino al Trebbiano Toscano. Il Trebbiano d'Abruzzo copre una vastissima area di circa 14.000 ettari, e si presenta con grandi grappoli alati e compatti, di forma piramidale. Germoglia e matura tardi, dalla terza settimana di settembre alla prima decade di ottobre. Regala vini paglierini a sfumature verdognole, fruttati e fiorati, al retrogusto amaro di mandorle. Sono vini di ottima qualità con molti abbinamenti.

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Trebbiano d'Abruzzo DOC

La denominazione di origine controllata Trebbiano d'Abruzzo DOC venne istituita con il decreto ministeriale del 28 giugno 1972 per autorizzare la produzione di vini bianchi anche nelle tipologie Superiore e Riserva. La base ampelografica decisa dal disciplinare prevede l'uso del 85% di Trebbiano d'Abruzzo e di Trebbiano Toscano a cui possono associarsi altre uve autorizzate in regione. L'area di produzione coinvolge moltissimi comuni, più di cento, tutti nelle aree collinari della regione. Le vigne sono ubicate a circa 500 metri di quota e le rese massime autorizzate sono stabilite a 14 tonnellate per ettaro per il bianco generico, con un grado alcolico naturale minimo di 10,00% per il bianco generico e di 10,5% il Trebbiano d’Abruzzo con le sottomenzioni di zona. Il Superiore invece ha le rese fissate a 13 tonnellate e il grado alcolico a 11,50% e per il Riserva a 12 tonnellate e 12,00% di grado volumetrico.


I produttori

Tra i migliori Trebbiano d'Abruzzo, di livello internazionale, è quello di Masciarelli, il Marina Cvetić di un bel paglierino dorato. Olfatto prelibato, con ananas matura e pesca, cedro candito e papaia, tè verde, lavanda e vaniglia.

Palato perfetto ed alcolico, fresco, con tocchi di ginger. Ottimo con abbinamenti speziati come il pollo al curry, ma anche con il più delicato ma intenso sushi.

Di grandissimo spessore anche il Trebbiano d'Abruzzo di Valentini, paglierino carico e dall'olfatto intenso di toni floreali e minerali, con profumi di pesca e mela limoncella. Palato fresco, minerale e sapido, molto persistente, lungo. Ottimo con gli scampi involtati nel lardo.




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