Storia della vite

La vitis vinifera

La Vitis vinifera è la famiglia della famosissima vite europea, anche se la sua origine è asiatica. La vite infatti nacque in Cina, o forse nel Caucaso, dopo l'ultima glaciazione e da lì si diffonde lentamente verso ovest seguendo le varie civilizzazioni fino a trovare in Europa la sua patria e nei Greco-Romani i loro appassionati. Paradossalmente infatti in Asia la vite non ha mai avuto fortuna, mentre si è fatta particolarmente nel nostro continente dove ha creato un vero e proprio culto, con tanto di dei al vino dedicati. Anche nella mezzaluna fertile, area geografica dove venne importata dalla Cina, non ebbe il successo avuto in Europa, anche se comunque fu, fino alla conquista islamica, una buona produttrice di vino. In Cina quindi, suo paese di origine, la vite è rimasta allo stato selvatico con una raccolta sporadica delle uve. I cinesi mai hanno pensato di manipolare la pianta per scopi produttivi e qualitativi, al contrario degli europei che fin da subito, grazie ai Greci, hanno iniziato ad attuare processi di controllo, mentre grazie ai Fenici, hanno introdotto la vite nel bacino del Mediterraneo, e poi ancora grazie ai Romani in tutto il mondo allora conosciuto almeno da parte dei popoli occidentali. I Greci furono i primi ad operare delle selezioni, insegnando poi ai Romani varie tecniche di coltivazione che permisero, insieme alla scelte delle varietà migliori, una produzione di vino abbondante e costante.

Le prime vere domesticazioni si fanno comunque risalire, secondo le recenti scoperte archeologiche, sono da attribuirsi al bacino di Levante del Mediterraneo, in particolare in Anatolia meridionale, in Libano e in sporadiche aree della Siria, ma anche in Iraq settentrionale e in Iran per arrivare al mar Caspio. Per “prima vera domesticazione” si intende la semina e la recinzione in determinate aree della vite per la produzione, in particolare da tavola, e non il lavoro di selezione operato dai Greci. Questo aspetto della vite è comunque tuttora provvisorio dato il fatto che l'archeologia, per sua natura, è una disciplina che tende ad evolversi man mano che nuove scoperte vengono effettuate. In tempi più recenti sono state portate alla luce nuove evidenze databili attorno al 4000 a.C., in piena Età del Rame, in una grotta armena, dove è stato trovato un recipiente di argilla di un metro per l'estrazione del succo, con i piedi, come si faceva prima dell'era industriale. Collegato a questo recipiente vi è una sorta di vasca da 60 cm che poteva contenere fino a 60 litri di mosto da fermentare.

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La vite in Europa

In Europa la prima area interessata dall'introduzione della vite fu quella mediterranea, dove le uve venivano coltivate per lo più per la produzione di vino, a differenza di quanto succedeva in Oriente dove questa produzione era indirizzata quasi esclusivamente al consumo da tavola, mentre la bevanda alcolica consumata era per lo più birra. Comunque alcune tavolette sumeriche rinvenute parlano anche di coltivazioni dedicate al vino nel 3000 a.C. In Italia la vite fu introdotta a partire dalla Sicilia, uno dei primi approdi sia fenici che greci. In particolare sembra che furono i Greci a introdurla per primi e poi a diffonderla in tutto il Meridione, mentre i Fenici probabilmente la introdussero solo in Sardegna per quel che riguarda la nostra futura nazione. Nel Centro e nel Nord Italia fu invece il popolo etrusco a diffonderne la coltivazione, probabilmente con nozioni già apprese in quanto molti antropologi ritengono questa popolazione di origine orientale, anche se vi sono molte discordanze a tal riguardo. Gli Etruschi infatti sembra che avessero delle conoscenze molto più approfondite rispetto alle altre popolazioni locali e questo sembra avvalorare la tesi di origine orientale di questo popolo.

Ma certamente Fenici e Greci furono i protagonisti della prima diffusione europea della vite e della produzione di vino, dedicando, nel caso dei Greci, anche un culto, quello di Dionisio, che poi sarà traslato dai Romani in Bacco.

I Romani furono invece i protagonisti della seconda introduzione e lavorazione del vino, tanto da garantire al nostro paese il monopolio della qualità e della quantità di produzione per molti secoli anche dopo la caduta dell'impero. Bisognerà attendere infatti il tardo Rinascimento e i grandi b=viaggi commerciali via mare in tutto il globo degli inglesi per strappare questo primato all'Italia.

I Romani furono protagonisti di nuove tecniche di coltivazione, come quella che sfruttava l'associazione con altri alberi su cui venivano fatte rampicare le viti, l'utilizzo dei terreni più fertili dedicati all'uva e la diffusione capillare in tutta la società e in tutto l'impero del consumo di vino.

A Roma e nei suoi domini il vino divenne da bevanda spiritosa privilegiata dei nobili e dei facoltosi a bevanda dal consumo quotidiano per tutte le classi sociali. La produzione abbondava e quindi anche quella di basso costo per le classi meno agiate. I Romani inoltre introdussero la vite e il consumo di vino in tutta Europa, anche in paesi freddi come la Germania e il nord della Francia, dove oggi vengono prodotti ad esempio i famosi Champagnes.

I Romani inoltre costituirono le prime vere aziende vinicole, con fattorie dedicate solo alla coltivazione e alla produzione di vino, grazie anche alla numerosa manovalanza degli schiavi, che assicuravano alti ritmi di lavoro per sostenere grandi produzioni.

Grazie agli scritti di Catone, Plinio e Columella possiamo oggi rintracciare i metodi di produzione, le attrezzature e i sistemi di allevamento molto avanzati per l'epoca. Naturalmente la caduta dell'impero significò anche la caduta della produzione e l'introduzione di nuove bevande sostitutive di scadente qualità.


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Storia della vite: Dal Medioevo ad oggi

Nel medioevo le coltivazioni subirono un'ulteriore contrazione a causa dell'abbandono delle campagne. Il vino divenne un affair quasi esclusivo del clero che conservò tecniche e coltivazioni dall'estinzione. Dall'Alto Medioevo la vite ricominciò lentamente ad espandersi anche grazie ai sempre più fiorenti traffici commerciali, che andavano ad incontrare le esigenze della popolazione. I grandi traffici commerciali contribuirono anche all'espansione della vita verso le Americhe e nell'ultimo secolo verso l'Australia. Furono le colonie anglosassoni le più interessate, grazie alla passione che questi popoli hanno sempre avuto verso l'alcol. Questo però costituì anche un problema per l'Europa che vide l'introduzione di nuove malattie della vite, come l'oidio, la fillossera e la peronospora. La fillossera costituì un serissimo pericolo fin da subito e in particolare alla metà dell'Ottocento quando un'epidemia particolarmente devastante mise in serio rischio di estinzione la pianta stessa, salvata solo grazie all'aiuto delle viti americane, dapprima introdotte per sostituire direttamente le varietà europee, nonostante la loro scarsa qualità, e poi con l'utilizzo dei soli portainnesti, che consentirono così di conservare la vite europea. I portainnesti americani infatti erano immuni alla fillossera e da allora quasi tutte le uve europee li utilizzano. Infine vi fu la rivoluzione industriale e il Novecento, a portare la scienza botanica nell'enologia e la produzione moderna.


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