Taburno

La zona vinicola

La zona vinicola dove viene prodotta la denominazione di origine controllata Taburno coinvolge la parte orientale della provincia di Benevento, comprendendo anche il capoluogo, che si stende fin sotto le falde del Monte Taburno, che fornisce anche il nome alla denominazione. Questa zona viene infatti caratterizzata da questo massiccio solitario che come tutto l'appennino campano, si è formato nel mesozoico. Qui, in quell'epoca, si aveva la presenza di un lago grande e profondo adagiato in una forte depressione che vede protagonista la zona tra il monte Taburno e il monte Matese che ha poi convogliato anche il Volturno. Qui l'area, a parte i due massicci solitari, vede la presenza di numerose colline che sono conformate geologicamente con rocce di calcare e arenaria. Numerosi gli strati di ghiaia e gli ammassi ciottolosi, sempre di queste tipologie di rocce. La depressione poi scomparve nel terziario grazie ai movimenti tettonici che diedero vita, per sollevazione, all'Appennino moderno. Qui abbiamo una serie di terreni che risultano ricchi in calcare, grazie all'antico fondale marino prima presente, argilla e silicio, proveniente da antiche attività vulcaniche presenti per lungo tempo in era preistorica. Sono infatti presenti sia numerose sedimentazioni di organismi fossili marini che di selce e calcedonia. Scarsa invece la presenza di granito. La presenza di antiche e costanti eruzioni preistoriche si fa più importante a Tocco Caudio, dove la sedimentazione di pomice e tufo si accompagna ai cristalli di pirosseno e le foglie di mica. Importante è anche la presenza di potassio, minerale grande fornitore per le vigne alle quali fornisce vigoria. Qui le uve giovano anche di un clima si freddo, ma anche salubre. Le estati sono fresche, per delle uve piuttosto abituate a questo tipo di temperatura. Non a caso vi sono forti presenze di Aglianico.

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L'individuo tra organizzazione, economia e società

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I vitigni bianchi

I vitigni bianchi coltivati nella zona sono il Falanghina, il Greco, il Coda di Volpe e il Trebbiano Toscano. Quest'ultimo come sempre viene sfruttato per la quantità apportata nei vini, a cui saranno poi conferiti gli aromi dalle altre ottime uve semi-aromatiche, di cui il Falanghina e il Coda di Volpe sono i testimonial campani per eccellenza. Il Coda di Volpe è sicuramente nato qui in Campania, presente dai tempi più remoti quando prima dei Romani le popolazioni locali raccoglievano le bacche. Il Falanghina forse fu introdotto dai Greci ma anche in questo caso più probabilmente essi trovarono il vitigno già in loco, chiamandolo Falange in quanto questa parola lo identificava come sostenuto da pali, antico metodo di allevamento adottato fino a qualche decennio fa, quando gli fu preferito, a ragione visti i risultati, il sistema dell'alberello. Da quando al vitigno fu cambiato il sistema vi è stato un netto miglioramento della qualità, segnando la nascita di una stella di grandezza internazionale. Il Greco invece, come lascia intendere il nome stesso, fu introdotto dai greci durante la grande stagione della Magna Grecia. Oggi è ancora una delle realtà più importanti dei bianchi del Meridione ma anche del centro Italia.


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Il Taburno DOC Bianco

La denominazione di origine controllata Taburno DOC nasce con il decreto ministeriale del 2 agosto 1993 per autorizzare la produzione di vini bianchi, rossi e rosati nei comuni di Apollosa Bonea, Campoli del Monte Taburno, Castelpoto, Foglianise, Montesarchio, Paupisi, Torrecuso Ponte, Benevento, Cautano, Vitulano e Tocco Gaudio, in provincia di Benevento.

Sono autorizzate varie tipologie tra cui Taburno Bianco con base ampelografica che vede la presenza di Trebbiano Toscano dal 40 al 50%, del Falanghina dal 30 al 40%, a cui si aggiungono un 15% di altre uve autorizzate in regione.

Poi è autorizzata la tipologia Taburno Spumante che vede l'impiego del Coda di Volpe e del Falanghina, assemblati o da soli, con percentuali dal 60 al 70%, a cui si può aggiungere un 15% di altre uve autorizzate in regione. Poi vi sono le tipologie mono-vitigno del Coda di Volpe, del Falanghina e del Greco, che devono contenere almeno l'85% del vitigno menzionato in etichetta.

Le uve non possono essere coltivate con il sistema del tendone e hanno rese fissate a 10 tonnellate per ettaro per il Greco e a 12 tonnellate per le altre uve.

Il titolo alcolico minimo naturale deve essere di almeno 10,50% vol per i vini fermi e di 10,00% vol per lo spumante.


I produttori

I produttori che offrono questo buon vino sul mercato sono molti. Buoni i risultati, a partire da Ocone e il suo Taburno Falanghina Vigna del Monaco, dorato, con frutta gialla ed agrumi, fiori di zagara e fondi minerali. Bella struttura morbida al palato, con fondi di vaniglia, dati dall'affinamento in rovere. Perfetto col rombo alle patate e rosmarino cotto al forno.

Ottimo il Taburno Coda di Volpe di Fattoria la Rivolta di colore paglierino a riflessi dorati. Il naso è minerale, alla pesca e ai fiori di zagara. Il palato persistente va molto bene per i calamari stufati.




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