Principali rossi docg della Lombardia

La Valtellina e le sottodenominazioni geografiche

Una terra vastissima, conosciuta ed apprezzata soprattutto per le dimensioni e per l'organizzazione delle sue aree metropolitane; nell'immaginario collettivo è la terra delle opportunità e dell'efficienza, ma a ben vedere la Lombardia è tutto questo e tanto altro ancora. E', per esempio, anche la culla di un patrimonio enogastronomico meno conosciuto di altri, ma di valore notevolissimo. In cucina, come in cantina, è possibile trovarsi faccia a faccia con dei veri e propri tesori della tavola. Non a caso, l'enologia lombarda conta su una folta schiera di vini rossi – che vanno per la maggiore a livello regionale – tra cui sono rintracciabili numerose etichette doc e docg. In queste righe, parleremo dei vini rossi a denominazione di origine controllata garantita. Uno dei più buoni ed eleganti è senza ombra di dubbio il Valtellina Superiore, un vino rosso prodotto in provincia di Sondrio, in una zona di lavorazione composta da tanti piccoli comuni (tra cui Sassella, Inferno e Grumello), che costituiscono altrettante sottodenominazioni geografiche. Il Valtellina superiore viene prodotto in due varianti: Classica o Riserva. La prima dà alla luce un vino che raggiunge una gradazione alcolica massima di 12 gradi, ha un colore rosso rubino tendente al granato con il procedere dell'invecchiamento e un sapore armonico, caldo, vellutato e leggermente tannico. L'invecchiamento non può durare meno di 2 anni, mentre gli abbinamenti migliori lo vedono accompagnare perfettamente piatti tipici della tradizione valtellinese. Il Valtellina superiore si sposa benissimo con degli ottimi arrosti a base di carni rosse o di selvaggina locale, come cervo e daino.

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Valtellina Superiore Classico, Riserva e Sfursat

colli di bottiglie Il Valtellina superiore Riserva si distingue dalla varietà appena descritta soprattutto per la differente durata dell'invecchiamento, che a seconda della denominazione può durare anche 10 anni, da trascorrere in parte all'interno di botti di legno, capaci di conferire proprietà particolari al vino. Andando nel dettaglio, si scopre che la legge rende obbligatori quattro anni di conservazione, e tra questi almeno uno deve avere luogo all'interno di botti di legno. Sia che si parli della Riserva, che del Valtellina Superiore Classico, in fase di produzione ci si serve prevalentemente di uve Nebbiolo (da queste parti assolutamente predominanti e dette anche Chiavennasca). A queste si aggiungono poi percentuali più basse di uve Pinot nero, Brugnola, Pignola valtellinese ed altre uve rosse locali.

La Valtellina è una vera e propria oasi dei vini rossi lombardi: entro i confini di questa splendida area, apprezzata nondimeno sotto il profilo turistico per lo spettacolo dei paesaggi naturali che la caratterizzano, vede la luce anche un altro vino contraddistinto dall'etichetta DOCG: è il caso del Valtellina Sfursat, un vino più comune e facilmente rintracciabile nelle cantine e nelle aziende localie, ma di sicuro non meno buono di quelli sin qui descritti. Che vino è il Valtellina Sfursat? E' conosciuto anche, più semplicemente, come Sforzato della Valtellina e viene prodotto in una zona prevalentemente collinare, che si eleva fino a 700 metri sul livello del mare, situata sulla sponda destra del fiume Adda e composta da numerosi comuni tra cui Tirano, Ardenno, Chiuro, Bianzone, Piateda, Postalesio e Ponte in Valtellina. Ci troviamo di fronte ad un grande rosso, e per capirlo basta procedere con l'esame delle proprietà organolettiche: oltre a presentare un colore rosso rubino intenso, questo vino ha un odore intenso, persistente, strutturato e non privo di lievi note fruttate. In bocca fa sfoggio di una grande morbidezza, oltre che di evidenti sentori di legno profumato. Al contrario del Valtellina Superiore, può raggiungere una gradazione alcolica massima di 14 gradi e va sottoposto ad un invecchiamento obbligatorio di 20 mesi, ma al pari dell'altro viene prodotto mediante l'utilizzo pressoché esclusivo di uve Nebbiolo.


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Valtellina Superiore Classico, Riserva e Sfursat

Il Valtellina superiore Riserva si distingue dalla varietà appena descritta soprattutto per la differente durata dell'invecchiamento, che a seconda della denominazione può durare anche 10 anni, da trascorrere in parte all'interno di botti di legno, capaci di conferire proprietà particolari al vino. Andando nel dettaglio, si scopre che la legge rende obbligatori quattro anni di conservazione, e tra questi almeno uno deve avere luogo all'interno di botti di legno. Sia che si parli della Riserva, che del Valtellina Superiore Classico, in fase di produzione ci si serve prevalentemente di uve Nebbiolo (da queste parti assolutamente predominanti e dette anche Chiavennasca). A queste si aggiungono poi percentuali più basse di uve Pinot nero, Brugnola, Pignola valtellinese ed altre uve rosse locali.

La Valtellina è una vera e propria oasi dei vini rossi lombardi: entro i confini di questa splendida area, apprezzata nondimeno sotto il profilo turistico per lo spettacolo dei paesaggi naturali che la caratterizzano, vede la luce anche un altro vino contraddistinto dall'etichetta DOCG: è il caso del Valtellina Sfursat, un vino più comune e facilmente rintracciabile nelle cantine e nelle aziende localie, ma di sicuro non meno buono di quelli sin qui descritti. Che vino è il Valtellina Sfursat? E' conosciuto anche, più semplicemente, come Sforzato della Valtellina e viene prodotto in una zona prevalentemente collinare, che si eleva fino a 700 metri sul livello del mare, situata sulla sponda destra del fiume Adda e composta da numerosi comuni tra cui Tirano, Ardenno, Chiuro, Bianzone, Piateda, Postalesio e Ponte in Valtellina. Ci troviamo di fronte ad un grande rosso, e per capirlo basta procedere con l'esame delle proprietà organolettiche: oltre a presentare un colore rosso rubino intenso, questo vino ha un odore intenso, persistente, strutturato e non privo di lievi note fruttate. In bocca fa sfoggio di una grande morbidezza, oltre che di evidenti sentori di legno profumato. Al contrario del Valtellina Superiore, può raggiungere una gradazione alcolica massima di 14 gradi e va sottoposto ad un invecchiamento obbligatorio di 20 mesi, ma al pari dell'altro viene prodotto mediante l'utilizzo pressoché esclusivo di uve Nebbiolo.


Principali rossi docg della Lombardia: Rossi dalla bergamasca: il Moscato di Scanzo

Sempre in Lombardia, ma in una zona e in una provincia differente – non meno ricca e affascinante sotto il profilo naturalistico – come la bergamasca, viene prodotto un vino fermo DOCG, originario della zona che circonda il comune di Scanzorosciate: il Moscato di Scanzo. Rispetto ai vini sopraelencati, lo Scanzo è caratterizzato da un profumo intenso e variegato, da cui traspaiono evidenti note di frutti di bosco, ma anche di salvia e ciliegie marasche. A lunga persistenza è anche il sapore, reso speciale da un inconfondibile sentore di vino e mandorla dolce. Per quanto riguarda gli uvaggi, in questo caso ci si serve di uve Moscato in purezza, mentre l'invecchiamento non deve durare meno di due anni. Più che un vino da pasto, il Moscato di Scanzo è una specialità da meditazione, da consumare sola, oppure, al massimo, assieme a formaggi erborinati e speziati, piuttosto che in accompagnamento a del cioccolato fondente, ad una temperatura compresa tra i 14 e i 16 gradi centigradi.



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