Vini IGT

Il marchio IGT

L'acronimo IGT sta per Indicazione Geografica Tipica, e indica quei vini che rispettano dei disciplinari che individuano delle aree di produzione, più o meno grandi, ben determinate e quasi sempre abbastanza estese.

Il marchio IGT si pone su dei valori qualitativi inferiori rispetto alle Denominazioni di Origine DOC e DOCG in quanto i disciplinari che lo regolano sono meno restrittivi dei precedenti.

Nella scala dei marchi di qualità, il marchio IGT si pone un gradino sopra i Vini da Tavola, in quanto i disciplinari ne regolano generalmente solo l'area di produzione e i vitigni da cui si possono ottenere le uve per la vinificazione del prodotto.

Questo chiaramente non significa che i vini sotto questo marchio siano generalmente inferiori rispetto agli altri marchi. La qualità infatti è un fattore che dipende dalla volontà del produttore, e ci sono molti casi in cui i vinificatori preferiscono utilizzare un marchio meno restrittivo per poter avere più libertà nelle scelte produttive, in modo da migliorare il proprio vino.

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La qualità e i marchi di garanzia

Il  Noà di CusimanoIl discorso qualitativo trova protezione nei marchi di qualità, ma questi non garantiscono di per se stessi la qualità, che dipende sempre dalla volontà dei produttori e dalle condizioni ambientali.

Questi due fattori primari sono quelli che determinano la qualità del prodotto, che poi trova una protezione legale sotto il marchio di garanzia, che può assolvere solo questa funzione e regolare alcuni aspetti della produzione, ma non incidere, se non in modo abbastanza limitato, nel risultato finale.

Questo risultato, pur restando nei canoni stabiliti per legge, è variabile, da produttore a produttore, a seconda degli obbiettivi che esso si pone. Inoltre la riuscita di un vino dipende dalle condizioni ambientali. Come abbiamo più volte sottolineato, per condizioni ambientali, si intendono tutte quelle condizioni climatiche, geologiche, topografiche e altre, quelle che i francesi riassumono nella parola terroir, che influiscono sulla crescita delle uve e la conseguente qualità del vino. Abbiamo già visto che variando anche una sola di queste condizioni, i risultati possono cambiare di molto. Nei territori più difficili o con delle varietà particolari, un disciplinare molto restrittivo potrebbe portare a delle condizioni sfavorevoli in alcuni casi.

Un esempio molto evidente è negli assemblaggi, che nei disciplinari DOC e DOCG sono ben determinati anche nelle percentuali. Molte uve, in determinati territori, non riescono a garantire dei rendimenti accettabili, e quindi la loro percentuale di presenza nei disciplinari, alcune volte molto alta, ha effetti negativi su tutto il vino. Altre uve, in alcuni territori, sono molto variabili da annata ad annata, e predeterminarne quindi la quantità in percentuale nell'assemblaggio, risulta sconveniente in un disciplinare molto rigido.

Per questo motivo, molti produttori, sia in Francia che in Italia, quando trovano delle condizioni nel disciplinare che potrebbero penalizzare la qualità del vino, preferiscono fregiarsi di denominazioni che lascino una scelta molto più ampia pur comunque garantendo il nome e l'appartenenza geografica. Questo garantisce loro una flessibilità in modo da meglio adattare annualmente la variabilità di queste condizioni alla vinificazione, e studiare di volta in volta gli assemblaggi, in percentuale, e i fattori migliori per una produzione di qualità.

Questo in realtà quindi, comporta spesso tutta una serie di lavori e studi maggiori in cantina, per assemblare il vino. Chiaramente l'esperienza acquisita negli anni ha una valenza molto importante, quindi, a meno di grandi variazioni nei fattori del terroir, il produttore ha già un raggio d'azione predeterminato su cui affidarsi. E a volte si trovano produttori che sono dei veri e propri artisti nell'assemblare dei prodotti di eccelsa qualità.

Ci sono poi produttori che preferiscono i marchi meno restrittivi perché intendono produrre dei buoni prodotti, ma non in concorrenza con grandi vini, ma concorrenziali dal punto di vista del prezzo, pur mantenendo una buona qualità.

Come si può evincere alla fine si torna sempre a parlare della volontà e degli obbiettivi del vinificatore.


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Vini IGT: Alcuni tra i migliori IGT

La Puglia offre alcuni ottimi IGT come il Radicosa di Tenuta Coppadoro, un puro Montepulciano, anche molto costoso, che però ha la razza dei grandi nobili, con un olfatto complesso e pieno di tocchi balsamici ed erbe aromatiche, sfumate dal pepe nero, dal tabacco e dalla visciola. Ottima sapidità e struttura, da associare alla selvaggina. Da Taurino invece abbiamo un puro Negroamaro, sempre con un prezzo elevato, ben denso e fitto, con prugne e amarene che sfumano pii sulle erbe aromatiche, il tabacco, le spezie e il balsamo e tocchi di liquirizia. Scendendo molto di prezzo, sempre dalla Puglia, troviamo lo Sciarabbà, un puro Primitivo con ottimi profumi di mora, amarena matura, tabacco e toni di caffè. Ottimo palato vellutato e fresco, da associare ai petti di pollo in crema d'asparagi.

Anche la Sicilia è una terra ricca di grandi IGT. Tra tutti segnaliamo il Noà di Cusimano, un grandissimo vino assemblato con Merlot, Nero d'Avola e Cabernet Sauvignon. Il prezzo è addirittura ridicolo se confrontato con la grande qualità espressa, in un vino dal colore denso, fitto e impenetrabile. Ottimi sentori di gelatina di more, minerale e legnoso, con toni finali alla grafite e al cacao. Il palato è alcolico, strutturato, potente, lunghissimo e minerale. Ottimo con il fagiano al budino di zucchine e ginepro.



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